L’Alieno

L’alieno entrò nel grande salone dove era in corso l’Esame dell’Esercizio Trascorso. Vide che si stavano confrontando i risultati ottenuti in alcuni Luoghi di Produzione per valutare l’operato dei responsabili. Sul grande video erano apparsi dei dati riassuntivi, per controllare il raggiungimento degli Obiettivi Prefissati in quattro Centri. Erano presenti i quattro Responsabili del Rendimento: Serghiej, Edward, Franz e Nicola. Gli Indicatori di Efficienza erano apparsi sullo schermo: c’era qualche dubbio soltanto sui risultati raggiunti da Nicola, che per questo avrebbe potuto conservare il suo Posto di Lavoro solo dopo un Corso di Economia di Gestione, due settimane di esercizi spirituali nel Tempio dell’Efficienza. Malgrado si trovasse in città già da alcuni mesi, l’alieno si stupiva ancora di molte cose in quella cultura così diversa dalle tante altre che aveva visitato. Tutte avevano le loro forme di culto, i loro princìpi “evidenti”, ma – ad esempio – le altre, per salutare l’Infinito, iniziavano la giornata rivolgendosi al punto cardinale del sole nascente. In questa cultura, che si era autonominata La Civiltà, tutti si rivolgevano in direzione del tramonto: l’alieno aveva trovato la spiegazione in un vecchio libro. Quella cultura si era data il nome di un punto cardinale, quello appunto dove tramonta il sole. Uscì nella piazza dove troneggiava il Tempio dello Sviluppo, che era considerato il Dio principale, anzi l’Unico, l’Indiscutibile. Alla sua destra era la Statua dell’Efficienza, divinità considerata al Suo servizio. Dall’altra parte della piazza, il monumento alla Produzione sovrastava la Fonte del Benessere. L’alieno aveva con sé, in un sacchettino, una banana non-verniciata; l’aveva chiesta ad un albero, e quindi non aveva il Bollo del Supermercato. L’alieno non sapeva se ciò era lecito e pertanto la teneva nascosta. Sapeva bene che dopo qualche giorno, terminata la maturazione, sarebbe diventata molto profumata e squisita: allora l’avrebbe mangiata. Mentre passeggiava, l’alieno si poneva ancora tante domande, alle quali nessuno aveva saputo dare risposte soddisfacenti: non riusciva a capire una cultura dove le prime cause di morte fra i giovani erano i suicidi e gli incidenti stradali, mentre i Responsabili si preoccupavano soprattutto del Tasso di Sconto, dell’Efficienza e del Prodotto Interno Lordo. Per quanto riguarda la morte, nella Civiltà non era mai nominata, anche se molte persone sparivano, come in ogni altra cultura che aveva visto. Era sportivo, l’alieno, ma quello che lui intendeva era qualcosa che aveva il fine in sé stesso, che lo divertiva. Qui invece doveva esserci sempre una graduatoria, qualcuno che vinceva e qualcuno che perdeva: ci si agitava molto per tutto questo. Entrò in un’altra sala: era in corso il Premio per la Competitività; ne uscì quasi subito. In quella cultura erano state create entità invisibili, di cui si vedevano tanti servitori: erano chiamate Aziende; spesso cercavano di eliminarsi a vicenda, ma l’alieno non era mai riuscito a capire bene come funzionasse questo tipo di gara. Immerso nei suoi pensieri, percorse tutto il lungo Viale della Produzione, intasato da un terribile groviglio di macchine e dove tutti andavano in fretta, ma lui, come al solito, riusciva a sopravvivere abbastanza bene ricorrendo – in modo inconscio – alla fuga, soprattutto psicologica, anche se sentiva parlare sempre di lotta, di sfida, di vittoria, di sconfitta, di competizione. Anche quando si credeva di parlare di pace. Camminò tanto che uscì dalla Grande Città. Dopo tre giorni aveva raggiunto le montagne: la sua banana non-verniciata era matura ed emanava un odore delizioso. Sul prato in salita vide alcune galline, di quelle poche che ancora razzolavano e beccavano per terra: le altre, laggiù, erano chiamate Risorse-per-Fabbricare-Uova ed erano ammassate in capannoni, tutte in fila, immobili. Così facevano crescere gli Indici di Efficienza. Si mise a sedere al margine di un bosco: l’alieno riusciva ancora a comunicare con gli alberi e sapeva bene che erano viventi e senzienti, mentre nella Civiltà erano considerati – come gli altri esseri – Risorse, o Mezzi di Produzione, e venivano accettati solo per questo. Era seduto rivolto verso il sole e, prima di prendere il suo frutto, fu sul punto di addormentarsi: gli venne in mente, quasi in sogno, di quando aveva percorso un altopiano lontano con una carovana. Erano passati più di trent’anni. Fu là che una sera, sotto una grande tenda in cui stava spiegando come arrivare prima a destinazione, una giovane donna che preparava il thé con il burro gli chiese perchè dovevano andare più in fretta. Non stava forse bene nella tenda tutte le sere a parlare con gli amici? Non era stato accolto bene nella carovana? Non aveva saputo rispondere: perché andare più veloci? Forse lui non lo sapeva in modo cosciente, ma era stato da allora, dopo un lungo processo, che si era trasformato in un mutante intellettuale, un alieno. Sentì l’aria farsi più fresca e aprì gli occhi: un vecchio, di quelli che portano il fieno sulle spalle, gli stava davanti e gli chiedeva se avesse bisogno di qualcosa. Con un sorriso l’alieno iniziò a fare un cenno con la mano, ma il vecchio intuì subito la risposta e si scostò, ridandogli il sole. 

 

 

<em>Guido Dalla Casa (dal libro “25 autori raccontano”, Greco & Greco Editori, Milano, 2011)</em></div>

2 pensieri su “L’Alieno”

  1. Nascondere quel frutto completamente naturale, perchè non ha il bollino del supermercato, diventa il simbolo di una civiltà basata sul consumismo, che sembra essere accettata per pigrizia e comodità. Qualcuno lo chiama benessere, altri autodistruzione… ma forse siamo tutti un po’ alieni, e neanche ce ne accorgiamo ✿✿✿
    Rinnovo i complimenti per le vostre iniziative, in bocca al lupo!

  2. mi piace molto guido, perchè è una persona che poi crede e attua quello che dice in quello che fa. NOn ho avuto la fortuna di conoscerlo dal vivo, ma sono riuscito ad intervistarlo via email. E’ bello conoscere, ogni tanto persone sensibili. Grazie per i tuoi pareri bosco!!!

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