Lupo e uomo. Chi ha più paura?

Alberto non ha bisogno di parlare. I suoi occhi descrivono bene il suo stato d’animo. Non sa, però, di essere un lupo molto fortunato. Ancora oggi, se incontra l’uomo il lupo trova l’arsenico o il piombo delle pallottole. Circa un mese fa ( a marzo 2011) il Centro recupero Fauna Selvatica di Montella è riuscito a salvarlo, grazie al pronto intervento del Corpo Forestale di Olevano sul Tusciano che lo ha recuperato a valle, in fin di vita, per una rovinosa caduta. Oggi è a Montella, zoppicante e salvo, ma non ci sono i fondi per mantenerlo, sarà ospitato nel Parco del Cilento che ne sta pagando la degenza. Sabatino Troisi, il veterinario che l’ha operato, nonché presidente dell’Associazione produttori di Caciocavallo dei Picentini, conosce bene la montagna, gli allevatori e gli animali che la abitano.
“Gli allevatori – afferma Troisi – non denunciano più i danni da lupo. Per più di un motivo. Ci vogliono anni per ottenere rimborsi nell’ordine del 40-50% del costo dell’animale e la procedura è complicatissima. Il danno va denunciato al Corpo Forestale o ai Carabinieri che, accertatolo, dovrebbero inoltrare la denuncia alla Provincia o all’Ente Parco se in area protetta. Prima, però, un tecnico dovrà fare un sopralluogo e verificare se sia o meno un danno da fauna. Se si tratta di un cane il danno dovrebbe essere pagato dalla Provincia, anche nella zona Parco. Se è un cane randagio dovrebbe risarcirlo il Settore Veterinario. Se è un lupo, nel frattempo, l’allevatore è costretto a pagare di tasca propria lo smaltimento della carcassa, accollandosi i costi della ditta specializzata con l’aggravio del costo del recupero dell’animale, di solito in luoghi difficilissimi da raggiungere. Chiaramente l’allevatore rinuncia in partenza”. E infatti il Parco dei Picentini ha moltissime denunce di danno da cinghiale, ma da lupo nessuna. Anche Daniela Lombardo, dirigente del Settore Caccia e Pesca della Regione, asserisce di liquidare ogni anno diverse centinaia di migliaia di euro per i danni da cinghiale, ma, da almeno tre anni, non ci sono richieste per danni da lupo. C’è, è vero, una bozza di semplificazione della procedura, ma è in attesa che l’VIII Commissione si riunisca per deliberare. I tempi sono lunghi. In montagna, però, la lotta prosegue. 

Sabatino Troisi

“Chi porta gli animali al pascolo sull’appennino campano – sottolinea Troisi – vive un ambiente difficile, non antropizzato, impervio. Si tratta di persone isolate, la cui cultura atavica – se abbandonati dalle istituzioni – li porta a combattere contro una natura percepita come ostile. Se il lupo viene abbattuto durante una battuta di caccia il danno è semplice da stimare. I pastori, però, sanno che i lupi tornano più volte a cibarsi dell’animale, iniziando dagli intestini, e avvelenano la carcassa con la stricnina, o l’arsenico. Si crea un vero e proprio vuoto zoologico visto che si ciberanno dell’animale faine, volpi, corvi, ma anche necrofori occasionali come poiane, gheppi, barbagianni. Il residuo tossico entra nella catena alimentare e finché non si diluirà sarà un pericolo per tutti gli animali. Scoprire e recuperare queste carcasse nelle impenetrabili foreste dell’Accellica e del Polveracchio è difficilissimo.” La Misura 216 del Piano di Sviluppo Regionale all’Azione E prevede un rimborso al 100% per la costruzione di recinzioni per danni da fauna. Si riaprirà fra un mese (n.d.r. l’articolo è di aprile) e, a detta del Responsabile D’Antonio, avrà una copertura totale di circa 250.000 euro.
“Le reti acciaiose per i ricoveri e l’utilizzo di pastori abruzzesi invece dei meticci possono fare molto – conclude Troisi – manca, però, la pianificazione territoriale. Prima di assegnare i fondi bisogna analizzare le problematiche e programmare sulla base delle esigenze rilevate. Se non vengono denunciati danni da lupi non significa che non ve ne siano. Gli operatori di settore non trasferiscono queste esigenze a livello regionale. Gli organi competenti – Provincia, Regione, Parco – devono aprirsi, incontrarsi, rimuovere le difficoltà burocratiche e promuovere una informazione carente sotto molti punti di vista. I nostri pascoli sono strutture ambientali prioritarie, essenziali per il mantenimento della biodiversità. Devono essere salvaguardati!”
Autore Virginiano Spiniello, Il Mattino di Avellino, 20 aprile 2011

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