
Pezzo forte della mostra è, però, il progetto definito MDC (Microbial Desalination Cell), progettato da Bruce Logan. Si tratta di contenitori contenenti batteri alimentati con particolari sostanze che, nel metabolizzare queste ultime, producono particelle positive che attirano il sodio ed il cloro contenuti nell’acqua, desalinizzandola. Il problema del progetto è il costo dell’alimentazione del batteri, ma si spera di poter abbatterlo sostituendola con le acque reflue delle fognature. Questi progetti aprono la strada al settore della geo-ingegneria, che è definito da Wikipedia come “l’applicazione di tecniche artificiali di intervento umano sull’ambiente fisico” per “modificare a piacimento l’equilibrio di un sistema fisico, prevenire situazioni di rischio per la popolazione di un certo territorio od ottenere la salvaguardia di un ecosistema a rischio”. Sono progetti che non hanno ancora una realizzazione concreta o su larga scala ma che, nella speranza che i Paesi prendano un accordo comune, potrebbero risultare un’ottima manovra di ripiegamento. Un vero e proprio piano B. Interessante su questo fronte potrebbe essere anche il progetto di “vulcano artificiale” studiato dagli scienziati di Oxford e Cambridge con il sostegno della Royal Society (da rinnovabili.it, il 15 settembre). Si tratta di una specie di mongolfiera delle dimensioni di uno stadio di calcio che, lanciata nell’atmosfera ad un’altezza di 20 chilometri, rilascerà “centinaia di tonnellate di particelle di argilla, sali o ossidi metallici e acqua” attraverso un tubo collegato ad essa in modo da schermarci parzialmente dai raggi solari e ridurre la temperatura di qualche grado. Queste opere sono un segnale che, se l’uomo politico non si mobilita, l’uomo comune è pronto a farlo al suo posto.
Autore Davide Martone, Settimanale Il Ponte news, 8 ottobre.