Irpinia, il petrolio c’è già e si chiama canapa sativa.

Canapa sativa azienda Carrafone Di Conza  LioniIn Irpinia il petrolio naturale per sostituire le fibre tessili sintetiche, la plastica e il combustibile fossile c’è già: si chiama canapa sativa. E quanto valeva la canapa come materiale lo sapeva anche Henry Ford che nel 1941 realizzò la Hemp Body car con pannelli di plastica in canapa, alimentandola esclusivamente a bioetanolo. 

Dopo anni di oblio, finalmente, ritorna la coltivazione della canapa in Irpinia. Un ettaro e mezzo coltivato a fibra a Lioni, due ettari a seme a Nusco, il campo di Canapirpina a Volturara e, infine, a Montemarano, fiori raccolti a mano per la prima birra di canapa irpina. Tutti, naturalmente, con una percentuale di THC inferiore allo 0,02%, come previsto dalla legge. Sarà una moda passeggera, una opportunità per l’agricoltura allo stremo o, magari, il primo nucleo di un possibile micro distretto della canapa in Alta Irpinia? Molto dipenderà dalla capacità di fare rete di chi si affaccia ad un mercato sostenibile e in forte crescita in cui la sinergia è fondamentale.

Della canapa si utilizza tutto, fibra, seme, fiore e può essere coltivata per l’utilizzo in campo medico  alimentare e industriale. Le motivazioni e i segmenti di mercato/prodotto scelti dai nuovi coltivatori irpini sono diversi. L’associazione Canapirpina a Volturara, al suo primo raccolto, oltre a proporsi come punto di riferimento, ha più volte affermato di voler utilizzare le proprietà fitodepurative della pianta per attenuare l’inquinamento pregresso nella Piana del Dragone. Nell’Agriturismo Nonna Rosina di Nusco, invece, si coltiva da circa quattro anni canapa da seme per uso alimentare. Con la farina ottenuta dal seme – propria ed acquistata – si producono pasta, pizza, dolci e biscotti e, a breve, ci sarà la prima spremitura a freddo in un frantoio di Oliveto di Citra. Per creare una vera filiera, però, è necessario che la coltivazione della canapa sia percepita come opportunità da chi l’agricoltore lo fa di mestiere.

Bernardino di Conza
Bernardino di Conza

«Attualmente – afferma Bernardino Di Conza, agricoltore trentaseienne di Lioni dell’Azienda Carrafone – dopo aver coltivato 50 ettari a tabacco per quaranta anni, produciamo foraggio e cereali e stiamo per  aprire una stalla di vitelli con annesso macello. Ho seminato 1,5 ettari di canapa perché oggi in agricoltura, per restare a galla, è necessario fare ricerca, diversificare, sperimentare. Per ottenere una buona quantità di fibra devi sapere lavorare i terreni che devono essere idonei, sciolti, non troppo argillosi, quelli possono andare bene per il seme. Poi bisogna seminare nel periodo giusto, massimo fine marzo, inizio aprile. Posso dire che il margine di guadagno è più o meno simile al foraggio, tenendo conto dei costi di trasporto per portare la fibra al centro di lavorazione più vicino a Taranto, ma stiamo studiando il sistema adatto per aumentare il guadagno e realizzare da un unico raccolto anche il seme». Ci sono, però, dei vantaggi. «In Alta Irpinia – continua Di Conza – forniamo foraggio di altissima qualità alle aziende campane di bufale, ma non c’è sempre una certezza nei pagamenti, né un prezzo concordato. Invece, con la canapa, hai un contratto con il prezzo stabilito e cinque giorni dopo la consegna c’è già il bonifico. E’ una pianta molto resistente e quando germoglia distrugge tutte le altre piante, si autodiserba. Io ho fatto una lieve concimazione biologica con il letame, molto gradita alla pianta e, non ho usato né diserbante né concimi chimici con un risparmio di circa 200 euro ad ettaro. Quando effettuo la rotazione, inoltre, il terreno è già pulito e la produzione di grano dicono aumenti fino al 15%. Un altro vantaggio è che i cinghiali non fanno danni alla canapa, come nei campi di cereali, ci passano dentro, attraversandola, solo se costretti».  Prospettive?

«La politica regionale – conclude Bernardino – se volesse dare un segnale, potrebbe intervenire direttamente nella costruzione di un centro di trasformazione, in ogni caso, insieme ad un produttore di Valva, stiamo avviando un Consorzio per abbattere i costi di trasporti, lavorare il prodotto a chilometri zero e dare un sostegno economico agli agricoltori locali. Ma non facciamo l’errore del tabacco e dei foraggi, uniamoci e realizziamo insieme una filiera che parta da fibra  e semi e arrivi a birra, tisane, olio in cui ogni azienda abbia la sua specializzazione».

Kanabeer, la prima birra di canapa irpina di un ventottenne di Montemarano

Gerardo molettieri
Gerardo molettieri

Gerardo Molettieri, ventottenne di Montemarano, è il più giovane tra i coltivatori irpini di canapa. Studente di Scienze Erboristiche si è avvicinato alla canapa affascinato dai suoi molteplici usi e nel 2014 ha iniziato a coltivarla per realizzare la prima birra di canapa irpina, Kanabeer, che sta per essere commercializzata in questi giorni.

E’ una birra artigianale, una Golden Ale, ovviamente priva di THC, realizzata in partnership con la Brew inn di Fisciano. «Il nostro obiettivo nel tempo – afferma, entusiasta, Gerardo – è auto produrre almeno il 70% delle materie prime, quindi, anche il luppolo, che misceliamo alla canapa, e l’orzo, per diventare un birrificio agricolo.

Per la birra utilizziamo esclusivamente le infiorescenze e raccolta e selezione sono manuali. Facciamo molte cerniture dividendo dal seme i fiori più aromatici che vanno in contenitori sotto vuoto per conservarne i sentori. La fibra si stocca, per trasportarla al più vicino impianto di trasformazione, e il seme si mette da parte, per produrre farina e olio. Le applicazioni della canapa, oltre a quelle più conosciute, sono infinite: può diventare biocombustibile, olio, farina, cosmetico, materiale plastico, biomattone e tanto altro ancora». «Vorrei sperimentare sempre nuovi prodotti – continua Gerardo – e utilizzare la canapa, in futuro, anche per scopi terapeutici e nutraceutici. La birra, mi auguro, servirà a rientrare di tutte le spese finora sostenute e ad autofinanziare le mie ricerche. Praticamente più del 30% delle medicine attualmente in vendita potrebbero essere sostituite da questa pianta, da sempre utilizzata come rimedio nelle campagne.

Da Il Mattino del 2 novembre, di Virginiano Spiniello

canapa

Foto campi di Lioni di Bernardino di Conza.
Gerardo Molettieri a Montemarano

 

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