Mucche e allevatori tra i ruderi di Aquilonia

Risalendo l’Ofantina ci si inoltra lungo le zone di confine dell’Alta Irpinia, terre crocevia di sofferenze e lotte tra natura e uomini che non sempre riescono a spuntarla. Lo testimoniano i ruderi del terremoto del 1930 che distrusse quel che restava dell’antico centro di Carbonara, dopo l’Unità d’Italia divenuta Aquilonia
per cancellare dalla memoria le nove vittime dei moti filoborbonici contro il plebiscito post unitario voluto dai piemontesi. Terra dove passavano briganti, terra di lotte agrarie, di scempi. Oggi gli abitanti di Carbonara sono rovi e mucche. C’è anche un cane ad attraversare la strada che conduce alla diga di San Pietro. Intorno gli antichi boschi sono scomparsi, al loro posto sorgono e sorgeranno sempre più selve di pale eoliche, mentre i anche i falchi, insieme ai giovani che fanno le valigie ogni anno, si preparano ad abbandonare definitivamente le alte colline di questa Irpinia che svanisce.

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