Il futuro nel passato: auto elettrica

Nel lungo dibattito sul modo migliore per sostituire gli idrocarburi si è prepotentemente inserito quello sullo sviluppo di automobili ibride, parzialmente alimentate ad elettricità, o di mezzi di trasporto con motori completamente elettrici. É stato condotto a tal proposito uno studio dalla Low Carbon Vehicle Partnership in Gran Bretagna che ha evidenziato un problema sostanziale: l’auto elettrica non può ancora competere con i motori standard. I costi di acquisto e manutenzione di auto elettriche corrispondono, infatti, quasi al doppio di quello di automobili con motori a scoppio. Ma cerchiamo di capire meglio quali sono le caratteristiche di un un mezzo alimentato da un motore elettrico. L’enciclopedia online Wikipedia permette di delineare i pro e i contro di veicoli elettrici. Il primo fattore importante è la maggiore efficienza energetica di questi ultimi: in un motore elettrico corrisponde a circa il 90% contro il 25-28% dei motori a benzina e il 40% dei motori diesel. Altro punto a favore dei veicoli elettrici è il minore inquinamento, visto che si tratta di motori a emissioni ridotte. Emissioni che si ridurrebbero ulteriormente se si pensasse un giorno di rifornire le batterie con energie derivanti da fonti rinnovabili. Le batterie ci portano al problema maggiore di questi tipi di motore: l’affidabilità. Tra le problematiche frequenti di questi motori si riscontrano una limitata autonomia tra le ricariche, i tempi tempi di ricarica e la scarsa durata delle batterie. Sempre su wikipedia si possono trovare interessanti note storiche, che fanno riflettere sulle motivazioni che hanno portato all’utilizzo di motori a scoppio. Non molti sanno che il primo mezzo di locomozione alimentato da una batteria elettrica risale al periodo compreso tra il 1832 e il 1839, quando l’ingegnere scozzese Robert Anderson realizzò un modello di carrozza i cui cavalli non erano altro che cariche elettriche. Dopo alcune migliorie alle batterie da parte dei francesi Gaston Plante e Camille Faure, i motori elettrici iniziarono a circolare e a stabilire diversi record. Primo tra questi, quello realizzato da Camille Jenatzy nel 1899 che, con il mezzo chiamato “La Jamais Contente”, riuscì a superare il limite dei 100 chilometri orari. Si trattava di un’innovazione promettente o, almeno, lo è stata per più di un quarto di secolo. Questo fino a quando non si è pensato, da una parte spinti da alcuni limiti tecnologici e dall’altra dall’acquisto da parte delle grandi aziende petrolifere della maggior parte dei brevetti di motori elettrici, che il motore a scoppio fosse la soluzione migliore. In quel momento non si è evidentemente riflettuto sulle conseguenze di una futura mancanza della materia prima per il funzionamento di quest’ultimo: il petrolio. Solo ora ci si è resi conto della situazione in cui ci troveremo. Saremo preparati? È questa la domanda che Paesi attenti al futuro si stanno ponendo. Paesi come la Germania, il cui gruppo ferroviario nazionale – Deutsche Bahn – ha deciso di puntare su un’energia diversa, pulita, con cui si conta di alimentare il 100% dei treni entro la metà del secolo corrente. Si tratta di un progetto avveniristico e lungimirante, ma che si proietta nel passato. Un passato (quello dei motori elettrici) che prima era futuro. É un futuro nel quale dobbiamo prepararci a ritornare?
Autore Davide Martone, Settimanale Il Ponte news, 8 ottobre.

4 pensieri su “Il futuro nel passato: auto elettrica”

  1. non sapevo di questi antichi esordi del motore elettrico, comunque io penso e spero che si ritorni al passato allora! mi piace l’idea di tornare a casa per ricaricare la mia auto, invece di dover passare dal benizinaio 😉
    Saluti e in bocca al lupo (anche se sarebbe meglio dire in bocca all’uomo …) per tutto!
    Luigia

  2. Si è vero è affascinante pensare che, in un’altra dimensione, magari già fanno così da anni e nemmeno si sognano di toccare quella cosa nera e puzzolente che viene dal profondo della terra…

  3. è una delle tante cose che, secondo me, sono state poco diffuse e su cui ci si è poco applicati per una ragione puramente economica, preferendo i guadagni (i petrol-dollari in questo caso). A quanto pare ai petrolieri non è mai interessata la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo o forse credevano e credono ancora di vivere altrove.

  4. Eh Davide è sempre un onore ospitare i tuoi pensieri sulla mia pagina. uno stormire di fronde. L’albero Vagabondo

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