Tutela e salvaguardia della Piana del Dragone!

Il termine «bonifica» è stato recentemente riaccostato al bacino endoreico della Piana del Dragone di Volturara Irpina, il «cuore verde dell’Irpinia». L’accostamento è fuorviante, perché la Piana del Dragone non è un sito contaminato ai sensi del Codice Ambientale, D. Lgs 152/2006, al contrario, è uno straordinario ecosistema che da anni riesce a difendersi, in ossequio al principio omeostatico, dalle continue pressioni antropiche. Questa la posizione di Maurizio Galasso, chimico, direttore tecnico del CERIS di Solofra e  di Giovanni De Feo, ingegnere e docente di Ecologia Industriale e Procedure di Valutazione Ambientale presso l’Università degli Studi di Salerno. «A onor del vero – asseriscono i tecnici, esperti di chiara fama –  nel secolo scorso, si parlava di «secolare storia di una bonifica», ma si alludeva alla «Bonifica del Lago Dragone», come scriveva Nicola De Meo nel 1932. Accanto all’inquinamento propriamente detto occorre aggiungere, purtroppo, l’inquinamento mediatico, peggiore di quello fisico. Qualcuno, infatti, ha iniziato ad accostare la Piana del Dragone alla Terra dei Fuochi e solo il pensiero di un tale accostamento deve far rabbrividire per le nefande conseguenze in termini d’immagine e di ricadute negative per il turismo e l’agricoltura. La piana non è un immenso sito da bonificare, bensì un variegato ecosistema da tutelare e salvaguardare». Ma quali sono gli interventi da realizzare? «Innanzitutto – continuano gli esperti – occorre contenere in via precauzionale le possibili fonti d’inquinamento, poiché, salvo novità, non ci dovrebbero essere fenomeni d’inquinamento in atto a carico della falda profonda, mentre sussistono forme d’inquinamento nelle piccole falde superficiali presenti in forma lenticolare nel materasso piroclastico. A influire direttamente sulla qualità delle acque superficiali sono naturalmente le attività agricole e zootecniche. Su queste bisognerebbe agire di comune accordo con gli agricoltori e gli organi preposti, a vario livello e con finalità diverse, tra tutti lo STAPA CePICA di Avellino, che da sempre svolge attività d’informazione e di formazione per gli operatori del settore. Per quanto attiene alle attività zootecniche, occorrerebbe verificare il carico per ettaro nonché la natura e consistenza delle concimazioni. L’uso dei pesticidi andrebbe limitato a quelli meno tossici e persistenti con un forte incentivo all’agricoltura biologica nell’ottica della creazione di un marchio dell’area. L’effluente del depuratore delle acque reflue urbane rappresenta al momento una fonte puntuale d’inquinamento che può essere fortemente abbattuta attraverso una buona gestione dell’impianto, a valle di una sua preliminare verifica funzionale». Ma ci sono già progetti che è possibile recuperare? «L’Alto Calore illo tempore mise a punto un progetto di telecontrollo con una serie di centraline di monitoraggio: riprendere il progetto e renderlo pienamente operativo offrirebbe una concreta opportunità di miglioramento. A valle del depuratore, inoltre, si potrebbe realizzare un sistema di fitodepurazione per il finissaggio delle acque già depurate. Un tale intervento, infatti, avrebbe indubbi vantaggi di sicurezza poiché garantirebbe un effetto depurativo certo anche in caso di cattivo o ridotto funzionamento del depuratore». E la discarica di rifiuti urbani sulla Piana? «E’ un’altra fonte puntuale d’inquinamento, spesso citata. Chiusa ormai da più di trent’anni dovrebbe aver esaurito il suo principale potenziale inquinante, ma andrebbero sicuramente fatti accertamenti per verificare la reale situazione d’inquinamento, in modo da procedere con un eventuale progetto di messa in sicurezza. Sulla piana, inoltre, – concludono i tecnici – andrebbe allestita e resa operativa una capillare rete di monitoraggio della qualità delle acque superficiali dell’effluente del sistema depurativo, del torrente Sava, dell’acqua drenata dalla Bocca del Dragone e delle acque sotterranee con riferimento a pozzi opportunamente scelti. Infine, si potrebbe realizzare un’attività d’indagine sociologica – già eseguita tempo addietro dal prof. Franco Ortolani – finalizzata a valutare l’opinione, le attitudini, le preoccupazioni e le proposte dei contadini e degli allevatori dell’area. Nessuno conosce meglio la Piana del Dragone delle persone che da generazioni vivono su di essa e ne traggono sostentamento, ma il nostro accalorato invito è quello di evitare i megaprogetti, utili solo agli appalti e al clientelismo!».
Il Mattino di Avellino del 20 gennaio 2014, Virginiano Spiniello

ARTICOLI

a) 19 dicembre 2013. Articolo su Il Mattino con Sabino Aquino sulla tutela e salvaguardia sulla bonifica e il lancio di un biodistretto agricolo.
b) 27 luglio 2011. Intervista su Il Mattino ad Antonio Paparo responsabile regionale AIAB per la creazione di un Distretto biologico nei monti Picentini e in Alta Irpinia
c) 10/05/2010. Intervista su Ottopagine a Giovanni De Feo e Maurizio Galasso sul delicato equilibrio della Piana del Dragone.

VIDEO
a) Il 15/11/2013 a Prima Linea, condotta da Enzo Di Micco, viene lanciato l’appello dal Forum Ambientale dell’Appennino, presenti Angelo Verderosa, Alessandro Iacuelli, Virginiano Spiniello. Qui lo stralcio dell’intervento in diretta dell’Assessore Luigi Meo
b) Il 13/12/2013 a Prima Linea una trasmissione apposita con interventi di Lello De Stefano, Presidente Alto Calore, Sabino Aquino, Idrogeologo Alto Calore, Marino Sarno, Sindaco di Volturara Irpina, Angelo Cristofano, Segretario Pd Volturara, Virginiano Spiniello, Forum ambientale dell’Appennino.
Prima Parte
Seconda Parte
c) 11 Dicembre 2011. TDI Acque d’Irpinia: Sorgente del Sele. Nei primi minuti Sabino Aquino illustra l’importanza del Bacino imbrifero dei Monti Picentini